Alcune aree del porto di Piombino, hanno mostrato una condizione di elevata contaminazione da parte di tutte le specie chimiche previste dalla normativa vigente. Al contrario, i saggi biologici, diversamente da quanto rilevato dalle analisi chimiche, hanno generalmente evidenziato un effetto di non biodisponibilità e non ecotossicità degli inquinanti indagati.

Lo dice uno studio di Ispra, Arpat, Università di Firenze e di Trieste, Bioscience Research Center, effettuato sui porti di Piombino e Olbia, che conferma l’importanza di utilizzare un approccio multidisciplinare per lo studio della qualità ambientale combinando analisi chimiche ed ecotossicologiche. Le specie algali hanno mostrato risposte molto simili tra loro e poco significative, risultando essere poco sensibili agli elevati livelli di inquinamento. Al contrario, le specie utilizzate per l’analisi dell’embriotossicità hanno evidenziato risposte con un elevato livello di discriminazione, determinando una variazione della “Classe di qualità” dei sedimenti e della relativa opzione di gestione ai sensi della normativa, sia nazionale che regionale). In particolare, gli effetti sul riccio di mare (Paracentrotus lividus), a differenza dell’ostrica (Crassostrea gigas), hanno determinato una maggiore percentuale di embrioni malformati, confermando di conseguenza una maggiore sensibilità agli inquinanti.