Il covid sta accelerando la desertificazione commerciale dei centri storici, già in atto da molti anni. Tra il 2012 e il 2020, oltre 77.000 negozi e 14.000 attività di commercio ambulante sono spariti dalle città italiane.
Un’emorragia che è destinata ad acuirsi e che porterà, per la prima volta nella storia economica degli ultimi due decenni anche la perdita di moltissime attività di alloggio e ristorazione. Nel 2021 si prevede, infatti, la chiusura di 1 impresa su 4 in questi due settori così importanti per la nostra Italia.
E’ quanto emerge dalla sesta edizione dell’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane”.
Nello specifico, la situazione della città di Grosseto non fa eccezione. I numeri illustrati dall’associazione di categoria parlano, purtroppo, da soli.
Tra il 2012 e il 2020 nel centro storico del capoluogo maremmano si sono perse 63 imprese tra commercio al dettaglio, alberghi, pubblici esercizi, pari al 31,6% di attività in meno.
Per quanto concerne il commercio al dettaglio, si passa da 123 imprese del 2012 a 84 del 2020.
Gli alberghi, bar e ristoranti passano da 68 a 50 unità, nello stesso lasso di tempo.
Insomma, meno negozi, ristoranti, strutture ricettive nel cuore della città, e la prospettiva per i mesi che verranno è ancor più nera.
«Il rischio di non riavere i nostri centri storici come li abbiamo visti e vissuti prima della pandemia è, dunque, molto concreto e questo significa minore qualità della vita dei residenti e minore appeal turistico» sottolinea l’associazione.
«Dai numeri – affermano Carla Palmieri e Gabriella Orlando, presidente e direttore provinciale di Ascom Confcommercio Grosseto – abbiamo la conferma di ciò che andiamo dicendo da anni, e il Covid ha aggravato una situazione già pesantemente compromessa».
Ma il destino, per la Confcommercio, non è segnato, bisogna trovare modelli di governance di medio e lungo termine e un aggiornamento dell’agenda urbana, per sostenere, usando bene anche le risorse europee, progetti di sviluppo urbano ed economico, favorire l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese, e valorizzare gli aspetti culturali ed identitari delle nostre città.
«Servono politiche mirate volte a favorire l’insediamento di attività nel centro ed anche misure a sostegno della vitalità di questo spazio così importante per tutti noi, a livello turistico, commerciale, di socializzazione, di sicurezza urbana – continuano Palmieri ed Orlando – Alcuni buoni progetti, come il Pop Up Lab, sono stati realizzati, ma non è abbastanza, se non intrecciati con concreti provvedimenti finalizzati a stabilizzare posti di lavoro e quindi incrementare il potere di spesa cittadino. Inoltre è necessario intervenire in modo costruttivo per non permettere il trasferimento dell’Agenzia delle Entrate da via Roma alla periferia della città, visto che sarebbe una scelta a dir poco scellerata. Ribadiamo, con forza, che è indispensabile una politica partecipata sul tema della pianificazione urbanistica, che non sia focalizzata solo sulle nuove espansioni, ma anche sulle strategie di rilancio e valorizzazione degli immobili già esistenti, in quanto il loro ripristino darebbe alla città un valore aggiunto strutturale, sociale e culturale». Area degli allegati