Netta flessione per la moda (cuoio e calzature), male la meccanica ed i mobili. Avanzano le due-tre ruote, la farmaceutica ed il vetro. In crisi le principali destinazioni eccetto Germania, Olanda e Corea del Sud. La Brexit fa crollare l’export verso il Regno Unito.


Secondo i dati Istat sull’export 2020 diffusi oggi dalla Camera di Commercio
di Pisa, la pandemia colpisce in modo violento la provincia di Pisa con una flessione del 14% per lo
più imputabile al “grande lockdown” che riporta la provincia, in termini di valore, ai livelli del 2012..

Nel 2020, il valore dei prodotti esportati scende infatti a quasi 2,7 miliardi di euro a causa della caduta registrata dal pelli-cuoio-calzature, dai mobili ma anche dalla meccanica. Per contro, crescono le vendite all’estero di cicli-motocicli, di prodotti farmaceutici e di vetro. Considerando i paesi di destinazione delle merci pisane, tutti i principali partner commerciali arretrano con alcune eccezioni come Germania, Paesi Bassi, Belgio e Corea del Sud. La caduta dell’export pisano nel 2020 (-14%) è assimilabile, come intensità, a quella registrata durante la “grande recessione” del 2009 (-17,4%): anno, anche quello, caratterizzato da una pesante flessione del sistema moda.
Considerando i paesi a perdere terreno sono le vendite dirette nel Regno Unito che, nel 2020, calano di oltre un terzo per effetto, oltre che del covid, degli ostacoli burocratici e amministrativi legati alla fase transitoria della Brexit.
I dati Istat sulle esportazioni italiane del 2020, espresse in termini monetari, confermano la pesante battuta d’arresto provocata dalla pandemia sul commercio estero (-9,7%) con pesanti battute d’arresto per la moda, la meccanica e la produzione di carburanti mentre crescono le vendite
all’estero di prodotti agroalimentari e farmaceutici. La Toscana (-6,2%) mette a segno un dato leggermente migliore rispetto alla media nazionale grazie alla vendita di metalli della provincia di Arezzo (verosimilmente oro, diretto in Svizzera), ma anche dei contributi notevoli della
farmaceutica, soprattutto senese.

Allargando l’orizzonte di analisi a livello internazionale, gli effetti della pandemia sul commercio mondiale non sono stati simmetrici. Se è vero che secondo i dati del CPB 1 nel 2020 le esportazioni
mondiali, espresse in termini reali e quindi di quantità, hanno segnato a livello globale una flessione del 5,1% rispetto all’anno precedente è altrettanto vero che i paesi occidentali hanno pagato il prezzo più elevato con punte del -10,6% negli Usa e del -8,7% nell’area Euro mentre la Cina è
cresciuta addirittura del +2,6%.