I ristoratori non ce la fanno più. E con loro le tante aziende produttrici soprattutto quelle vitivinicole. Per questo l’Unione dei Ristoranti del Buon Ricordo, una delle più storiche in Italia,  gridano “non c’è più tempo”.  Già in il 30 marzo del 2020 e successivamente il 22 aprile e poi il 16 maggio l’Unione aveva messo in guardia il mondo della ristorazione, che si è dimostrato diviso, su ciò che stava realmente accadendo.

Il mondo della ristorazione è esausto. I ristoratori hanno dimostrato di essere bravi cittadini. Hanno chiuso quando è stato detto loro di chiudere, hanno pagato di tasca propria per mettere in sicurezza i propri clienti, hanno rifornito i magazzini in previsione di aperture poi bloccate all’ultimo minuto, hanno accolto le briciole dei ristori che spesso non hanno coperto neanche le spese di affitto dei locali pur sapendo che la possibilità di contagio in un ristorante è inferiore delle file al supermercato o in una mensa aziendale.

Ora che i fatti hanno dimostrato che non è con la chiusura di attività supercontrollate che il contagio si ferma. Trasporto e delivery non servono a pagare i conti di un’azienda e spesso anche a mantenere un’elevata qualità. In molto hanno scelto di chiudere del tutto proprio perché la ristorazione italiana ha una sua dignità. 
Siamo stanchi – dicono dall’Unione – di riaperture. Chi si alza ogni mattina all’alba e per sedici ore non esce dal proprio locale ha una dignità. Ora questa dignità è stata troppe volte calpestata.”

L’Unione chiede a gran voce che i ristoratori si uniscano in una battaglia per la libertà d’impresa. Nata nel 1964 l’Unione raggruppa un centinaio di ristoranti di cui alcuno all’estero. L’Unione Ristoranti del Buon Ricordo salvaguarda e valorizza le tante culture enogastronomiche del nostro paese.


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