Una piccola impresa su quattro teme di chiudere nel 2021 se l’attuale stato di difficoltà dovesse protrarsi. Quasi quattro su cinque ritengono che il governo debba garantire un adeguato sostegno alle imprese e proseguire con il messianismo dei ristori. A rilevare questa drammatica situazione un’indagine condotta dal Centro studi CNA tra gli iscritti dal titolo “Pensare un futuro senza Covid – Le aspettative delle imprese per il 2021”. L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle ha già fatto intravedere questa pericolosa tendenza nei primi nove mesi con 81 chiusure secondo i dati dell’indagine dell’Istituto Studi e Ricerche della Camera di Commercio. “L’indagine – analizza Paolo Bedini, presidente Cna Massa Carrara – fotografa la situazione reale attuale insieme al sentiment in prospettiva. Ricordo che le micro e piccole imprese esprimono oltre un terzo degli addetti, il 55,6% del fatturato, il 61,2% degli investimenti e il 78,6% dell’export a livello nazionale. Ci sono settori che hanno perso tanto, e recupereranno molto lentamente come il turismo, la ristorazione ed i servizi, altri come l’edilizia che invece correranno un po’ più veloci per effetto anche delle misure di defiscalizzazione nazionale. Il quadro resta molto critico. Per un territorio come il nostro, isolato e periferico, con fragilità ataviche, sarà ancora più dura risalire. Il meccanismo dei ristori, anche se con molte contraddizioni, è un meccanismo che sicuramente aiuta – prosegue – ma che non può prescindere dal pieno utilizzo del recovery plan per procedere con quelle riforme strutturali che il paese aspetta da troppo tempo nel campo della burocrazia, del fisco e della giustizia. E’ un’occasione troppo grande per sprecarla.

Il giudizio su quello che sarà il futuro prossimo varia in base al settore in cui l’impresa è attiva. Un maggiore ottimismo si registra tra le aziende nel comparto dei servizi per le imprese. In particolare, quasi il 50% delle imprese delle costruzioni crede che nel 2021 recupererà i risultati pre-crisi o tornerà a crescere, questo anche grazie ai benefici attesi dal superbonus 110%.

Prospettive meno rosee sono, invece, diffuse tra le imprese che operano nei settori che hanno visto lo stop delle attività durante il primo lockdown. Tra queste il turismo, dove la crisi ha colpito duramente il 78,3% delle imprese, i trasporti e i servizi alla persona. 

Le altre priorità indicate da almeno una impresa su tre (investimenti in Scuola, Università e in R&S, 33,1%; il sostegno al reddito dei lavoratori, 28,8%; la realizzazione di un piano di investimenti infrastrutturali materiali e digitali, 29,6%) rivelano senza ombra di dubbio un’attenzione particolare per le caratteristiche che dovrà avere il Paese per potere risalire la china. 

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