Un agriturismo su due è intenzionato a non aprire per le festività di Natale. La decisione di blindare gli italiani nel proprio comune nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno mette ko le 216 strutture agrituristiche autorizzate della provincia di Lucca che sono principalmente localizzate in piccoli centri rurali della Garfagnana e Media Valle con una clientela proveniente dalle grandi città e dalla costa. E’ quanto denuncia la Coldiretti in riferimento alle misure del nuovo DPCM per le feste di fine anno. La possibilità per le strutture della ristorazione di rimanere aperti a pranzo durante le festività è vanificata – sottolinea Coldiretti – dai limiti agli spostamenti tra comuni che impedisce agli ospiti di raggiungere le campagne.

Un vero paradosso se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono secondo www.campagnamica.it i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. “La metà delle imprese agrituristiche – commenta Francesca Buonagurelli, presidente Coldiretti Lucca – sta valutando seriamente di non aprire. Ci sono troppi elementi di incertezza che vanno ben oltre ogni previsione.

Le festività hanno sempre rappresentato un momento della stagione molto interessante soprattutto per il turismo interno, un volano per borghi e piccoli centri rurali, che quest’anno mancherà del tutto. Parliamo nel caso della nostra provincia di oltre 2 mila posti letto e di un centinaio di strutture che effettuano ristorazione tipica che resteranno vuote con gravi danni lungo tutta la filiera agricola e vitivinicola”. L’emergenza sanitaria ha quasi azzerato i fatturati delle piccole aziende agrituristiche: “stiamo parlando – spiega  Buonagurelli – del 90% di fatturato in meno rispetto ad un anno fa. Il rischio di perdere il Natale ed il Capodanno ora è più che concreto. Eppure, qui da noi, i turisti sarebbero al sicuro come a casa loro. Il DPCM avrebbe dovuto considerare la particolarità delle strutture agrituristiche: sono la tipologia ricettiva dove il distanziamento è un elemento naturale. Bisognava osare di più per consentire ai piccoli centri di non spegnersi”.