Il porto di Carrara punta sull’attività cargo per la sua crescita: in particolare sul project cargo, ovvero il trasporto dedicato e la gestione completa di grandi manufatti (e non solo merci) frutto di attività industriale. In questo senso va l’accordo presentato e siglato oggi tra Regione, Comune, Autorità di sistema portuale del Mar ligure orientale, Nuovo Pignone-Baker Huges e Fhp. La Spezia ha scelto i container – in questa direzione va anche il più recente documento di pianificazione strategica dell’Autorità portuale – mentre Carrara si concentrerà sui cargo dedicati: una specializzazione sul fronte della movimentazione e della logistica e un’opportunità di sviluppo, capace di tradursi in innovazione tecnologica, promozione dell’export e dell’occupazione e che viene offerta oggi dall’ampliamento della sinergia con Nuovo Pignone srl, gruppo Baker Hughes, e dal gioco di squadra fra la multinazionale dell’energia storicamente radicata sul territorio e le istituzioni.
Da tempo la Nuovo Pignone ha rafforzato la propria presenza nell’area grazie al porto, che rappresenta, da sempre, una delle motivazioni principali che hanno consentito alla società di sviluppare i propri progetti industriali favorendone anche l’occupazione. Nell’area retroportuale conta oltre 200 mila metri quadri di magazzini coperti dove effettua montaggi ed assemblaggi.
Oggi Nuovo Pignone, grazie all’arrivo di nuove commesse, ha bisogno però di disporre di nuovi spazi per l’assemblaggio e la movimentazione di moduli di grandi dimensioni, il più vicino possibile al punto di sbarco delle forniture e di successivo imbarco del modulo una volta assemblato per raggiungere la destinazione finale via mare. Si tratta di manufatti che spesso, per le loro dimensioni, necessitano di una nave intera. L’area portuale del Piazzale Città di Massa, in concessione a Fhp all’interno del Porto di marina di Carrara, risulta ottimale. E sarà Fhp ad occuparsi di sbarco e movimentazione: le due società collaborano del resto già da qualche tempo e già sono state portate a termine spedizioni di sedici moduli per un valore di alcuni miliardi di dollari.
L’intesa di oggi è il frutto del gioco di squadra tra azienda e istituzioni che arriva da lontano. Lo ricordano un po’ tutti, dalla Regione con il presidente Eugenio Giani al sindaco Francesco De Pasquale, dal commissario straordinario dell’Autorità portuale Francesco di Sarcina al presidente di Nuovo Pignone-Baker Hughes Michele Stangarone e il presidente di Fhp Umberto Masucci. Tutto inizia con gli accordi di programma firmati da Regione Toscana nel dicembre 2011 con i Comuni di Massa e Carrara, la Provincia di Massa Carrara, la Porto di Carrara Spa, e Nuovo Pignone con l’obiettivo di sostenere un polo della meccanica industriale di alta qualità tecnologica, orientato all’export e al consolidamento occupazionale, tramite interventi ed investimenti su aspetti urbanistici, di viabilità e infrastrutturali a carico sia di soggetti sia pubblici che privati. Nel 2016 fa seguito il finanziamento con 700 mila euro di un corso di formazione per l’assunzione di 90 addetti tra tecnici e ingegneri da parte di Nuovo Pignone e il cofinanziamento di un progetto di riqualificazione del del cosiddetto ‘waterfront’ del porto, ovvero la parte che si affaccia sul mare, in sinergia con altri interventi su viabilità e collegamenti ferroviari previsti dall’Accordo di programma per l’area di crisi complessa di Massa Carrara, firmato nel 2017.
Dieci anni fa nello stabilimento di Massa, attivo dal 1939, si facevano riparazioni alle macchine utilizzate dalla Snam. Oggi è il secondo hub per manutenzione di turbine e centro di eccellenza di produzione. Un’evoluzione che in pochi si sarebbero immaginata nel 2010. Gli addetti nello stabilimento di Massa sono trecento, nel cantiere di Avenza lavorano fino a mille persone (tra diretti e indotto) e circa altri quattromila a Firenze: molti ingegneri e tecnici specializzati. “Nuovo Pignone, sotto l’egida di Eni dai primi anni Cinquanta e poi privatizzata e passata a General Electrics nel 1993 (oggi Baker Hughes ndr) è un elemento di riferimento assoluto per l ‘economia toscana” ribadisce il presidente della giunta regionale, Eugenio Giani. E bastano pochi altri numeri, oltre a quelli sugli occupati, per spiegarlo: solo in Toscana la Baker Hughes genera infatti un valore pari al 4,6 per cento del Pil e dà lavoro – sulla base di uno studio di Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione – a circa 36 mila persone tra dipendenti diretti e indotto (54 mila su scala nazionale).
Il presidente Giani è convinto dell’aiuto che la viabilità marittima potrà garantire a sviluppo e a innovazione. “Dedicheremo – dice – nei prossimi cinque anni di legislatura grande attenzione ai porti: non solo Carrara, che aiuterà la valorizzazione logistica di tutta la Toscana, ma anche Livorno con la Darsena Europa e Piombino, dove la Regione negli anni passati ha già lavorato per la realizzazione della nuova banchina e per abbassare i fondali, senza dimenticarsi del distretto della nautica”. “In questa operazione di valorizzazione complessiva – conclude il presidente – il fatto che il porto di Carrara fosse stato spostato sotto il controllo di un’unica Autorità portuale che fa capo a La Spezia alla fine non si è rilevato affatto un problema. Ottima è stata l’intesa”.
“L’attività di specializzazione del porto sul cargo potrà crescere in modo esponenziale” assicura proprio il commissario dell’Autorità portuale Francesco di Sarcina. Di “importante occasione occupazionale, in un’area che da questo punto di vista da sempre soffre” parla il sindaco De Pasquale.
“La firma del protocollo rappresenta un’ulteriore conferma della rilevanza per il gruppo Baker Hughes degli insediamenti toscani e, nello specifico, di quelli dell’area apuana” ribadisce il presidente di Nuovo Pignone Michele Stangarone, che ringrazia gli enti del territorio che hanno compreso le necessità dell’azienda e si sono messi a disposizione per una colloborazione pubblico-privato proficua per tutti. “Il protocollo – aggiunge Stangarone – dovrà garantire un coordinamento efficiente tra i vari attori firmatari, ognuno dei quali gioca un ruolo chiave perché il progetto di aumento della capacità produttiva dedicata al segmento dei moduli industriali si possa realizzare.
L’intesa di oggi impegna infatti le parti a facilitare tutte quelle azioni procedure e semplificazioni amministrative, nel rispetto chiaramente delle norme e della salvaguardia dell’ambiente, utili a sviluppare il progetto cargo, secondo un cronoprogramma condiviso di tutti gli interventi necessari.