Rose disegnate sullo sfondo di muri grigi e screpolati, un segno di colore che emerge per rappresentare i tanti simboli che questo fiore rappresenta, opere di arte contemporanea che dialogano con i capolavori di arte sacra. E’ questo il filo conduttore della mostra “Nel segno della rosa” di Piero Mosti organizzata al Museo Diocesano di Massa (Ms) dall’Associazione Quattro Coronati e che rimarrà aperta ad ingresso libero fino a domenica 12 gennaio. Mosti è un’artista che vive e lavora a Massa, sicuramente tra i più ermetici, più intimi dell’arte italiana, che da sempre ha identificato la propria vita con il “fare arte” in una ricerca continua arrivando ad una pittura carica di simbolismo dominata da luce e colore. Il percorso espositivo della mostra presenta 20 dipinti che dialogano con i capolavori di arte sacra presenti nel museo, da Jacopo della Quercia a Bernardino Del Castelletto, offrendo una visione davvero particolare, suggestiva e inedita delle opere di Mosti: le sue rose sono icone, immobili e silenziose, davanti alle quali lo spettatore non può sottrarsi se vuole essere  partecipe della sua pittura. La rosa è un fiore, forse anche per la sua struttura a forma rotonda, da sempre reputato simbolo di completezza e non a caso definito “la regina di tutti i fiori”. E’ naturale che la pittura, ne sia influenzata, tutti gli artisti nel corso della storia la hanno rappresentata, affrontandone i molteplici significati, sia in tema religioso sia con significato laico o esoterico e a questo “destino” dell’arte non poteva sottrarsi Piero Mosti. Il velo dato dall’uso personalissimo di colore e luce e da una grande capacità tecnica, gli permettono di addentrarsi nel mondo ad occhi aperti, polvere e polline, con il coraggio e la consapevolezza del vissuto, del sentire,  del tempo passato, del trascorrere della vita. “In queste ultime opere Mosti conclude un altro viaggio verso il suo io – spiega Mauro Daniele Lucchesi direttore artistico dell’Associazione Quattro Coronati  -, scavando nel passato (i muri consunti, screpolati, con timidi segni di rinnovamento) per far emergere più che il presente un futuro, simboleggiato dalle rose adagiate su improbabili tavoli azzurri  o che  hanno un’origine non svelata mentre salgono, come in una ascensione mistica, su improbabili pareti. Rose delle quali Mosti ci “offre” la possibilità di immaginarne la nascita, la vita, la morte, non quindi una rosa ma “la rosa” che trasmette il grande vuoto del silenzio meditativo. Una dimensione concettuale – conclude Lucchesi-, che sembra non cedere all’istintività, una visione inverosimile, che diventa reale soffermando lo sguardo, facendo emergere ricordi”. Il Museo Diocesano di Massa si trova in Via Alberica 26 a Massa.  La mostra è aperta ad ingresso libero il giovedì, venerdì e sabato e domenica dalle ore 15 alle ore 19, dall’8 dicembre al 12 gennaio 2020. Info: tel. 0585499241, Associazione Quattro Coronati: e-mail:a.q.coronati@gmail.com, tel. 3791855725.  

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ultimo aggiornamento: 07-01-2020


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