La Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Pisa ha concluso una particolare attività investigativa di polizia economico finanziaria che ha permesso di appurare il mancato pagamento dell’imposta erariale sui voli di passeggeri di aerotaxi per un ammontare di circa 353mila euro.

Più in particolare l’attività è stata focalizzata dal 2017 analizzando i registri degli scali aeroportuali di tutti gli aeroporti toscani, incrociando i dati delle annualità fino al 2021 e le informazioni riscontrate sulle banche dati in uso al Corpo. I militari hanno posto la lente di ingrandimento su tutte le società che effettuano lavori aerei e servizi di aerotaxi, ovvero trasporto di lusso, con aerei con un massimo di 19 passeggeri. Di queste, tre società, di cui una straniera, sono risultate insolventi al pagamento dell’imposta erariale. Tale norma infatti disciplina per i voli definiti “di lusso” (aerotaxi) che ogni passeggero debba pagare una somma pari a 100 euro per tratte inferiori ai 1500 chilometri e 200 euro per le percorrenze superiori. Come specifica il Tenente Colonnello Anedda, comandante del reparto di volo, “l’imposta, pur rimanendo in capo al passeggero, deve essere versata dal vettore aereo entro il mese successivo a quello di effettuazione del servizio per le tratte effettuate tramite aeromobili immatricolati nel registro aeronautico nazionale tenuto dall’ENAC o nei registri dei paesi comunitari o appartenenti allo spazio economico europeo”.

È stato così possibile contestare un mancato pagamento di importanti tributi per ogni singola tratta, in considerazione del numero di passeggeri dichiarati dal vettore aereo nonché delle località di partenza ed arrivo del mezzo aereo stesso, e applicare, in aggiunta, una sanzione pari al 30% del dovuto. Il lavoro svolto dai militari della Sezione Aerea di Pisa rappresenta il costante sforzo del Corpo della Guardia di Finanza, dedicato al monitoraggio dei flussi finanziari, per prevenire e reprimere l’evasione fiscale ed il riciclaggio, che rappresentano i principali fattori di alterazione delle regole della sana concorrenza e del libero mercato.