Valutare la performance dei sistemi sanitari regionali nell’anno del rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, per cogliere appieno le opportunità di investimento e quelle di ridisegno dell’offerta dei servizi. È l’ottica che ha guidato l’analisi delle performance del “Network delle Regioni”, promosso dal Laboratorio Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, rete di collaborazione che oggi conta sull’adesione di 10 Regioni e due Province Autonome. L’analisi punta a utilizzare le evidenze quantitative, i numeri, come strumento di miglioramento e di valorizzazione delle migliori soluzioni organizzative.
Le evidenze più significative sono state illustrate venerdì 10 giugno dal team di ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna, coordinato dalla docente Milena Vainieri e dal ricercatore Federico Vola, durante il seminario a Villa Umbra a Perugia, in presenza e in diretta web, organizzato dal Laboratorio MeS Management e Sanità dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con la Scuola Umbra di Amministrazione Pubblica. A commentare i risultati, i responsabili delle direzioni regionali del Network, Luca Coletto, Assessore alla Salute e Politiche Sociali della Regione Umbria; Domenico Mantoan, DirettoreGenerale di Agenas, Roberto Speranza, Ministro della Salute; Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Il lavoro svolto dal “Network delle Regioni”, che include su base volontaria dieci Regioni italiane (Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto, Lombardia e Piemonte) e le due Province Autonome di Trento e di Bolzano, permette difornire a ciascuna Regione una sintesi dei risultati conseguiti, messi a confronto con quelli delle altre, nell’ottica di uno spirito collaborativo e di condivisione interregionale delle migliori pratiche. Il metodo con cui è stata misurata la performance tiene ovviamente conto della pandemia da Covid-19 e include, anche per questa edizione come quella dello scorso anno, molti indicatori che misurano la capacità di resilienza dei sistemi sanitari regionali, intesa come capacità di tenuta e di ripresa nell’offerta dei servizi.
L’obiettivo dei dati presentati venerdì 10 giugno è dunque individuare e valorizzare i sistemi sanitari che abbiano dato prova di maggiore capacità di rilancio nel 2021 e, al tempo stesso, individuare le sfide emergenti concui i sistemi si dovranno confrontare. A questi ambiti deve essere infatti data priorità nella pianificazione e nella gestione, sia per rafforzare in maniera strutturale le condizioni su cui si basano, sia per rispondere in maniera proattiva a quelle necessità contingenti dei cittadini, che siano stati trascurati durante le principali fasi di recrudescenza della pandemia da Covid-19.
Il “Network delle Regioni” ha quindi risposto alla sfida di analizzare le proprie performance nel 2021, ridisegnando e integrando lo strumento che, negli anni, aveva sviluppato per valutare i propri risultati.Nel complesso, sono oggi più di 450 gli indicatori che compongono il sistema.
La pandemia da Covid-19 viene spesso interpretata come un evento che ha accelerato il processo di trasformazione del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), con l’adozione di azioni strategiche avviate durante la crisi sanitaria e la loro propulsione, grazie agli ingenti finanziamenti strutturali messi a disposizione. Di certo, la prima sfida riguarda questa eredità della pandemia e il tema della sostenibilità dei sistemi sanitari, laddove la gestione dell’emergenza e post-emergenza Covid-19 ha richiesto l’impiego di risorse aggiuntive. Questa ha portato a un incremento significativo del costo sanitario pro-capite in tutte le Regioni del Network. In media, l’aumento percentuale tra il 2019 e il 2021 è stato dell’11%, pari a circa 237 euro pro-capite. La variabilità in alcune partite determinanti mostra però che ci sono margini di azione; il caso dell’assistenza farmaceutica e dei dispositivi medici evidenzia, oltre alla variabilità inter-regionale, la dinamica nel tempo: è una partita in cambiamento, che deve essere governata. Lavorare, ad esempio, sull’appropriatezza della prescrizione dei nuovi farmaci ad alto costo potrà liberare risorse da reinvestire nel sistema stesso.
A braccetto con la prima concorre la seconda sfida, ovvero l’importanza delle politiche di prevenzione e di promozione della salute, come investimento non soltanto per il miglioramento dello stato di salute della popolazione, ma anche per lo sviluppo socioeconomico e per la sostenibilità degli stessi sistemi sanitari. La centralità dei programmi di screening risulta fondamentale in questo senso e il dato rilevato nel 2021 mostra un evidente sforzo da parte delle Regioni nel rilancio dei programmi di screening oncologici. A titolo di esempio, Veneto e Umbria registrano nel 2021 un numero di mammografie superiore al 2019, a dimostrazione di uno sforzo di recupero delle prestazioni perse durante il primo anno pandemico.
Se, in ambito vaccinale è stata la campagna anti Covid-19 a tenere banco nell’ultimo anno, bisogna comunque sottolineare come le vaccinazioni pediatriche abbiano registrato una sostanziale tenuta della copertura, anche qui a riprova della solidità dei servizi del Sistema Sanitario Nazionale. Cala invece la copertura antiinfluenzale, sia per gli anziani sia per i professionisti sanitari, dopo una maggiore propensione alla vaccinazione anti influenzale registrata nel corso del 2020. Si tratta, come sottolinea il team di ricerca, di un tema da presidiare con attenzione. Sul tema più specifico dell’efficacia e dell’appropriatezza clinica, il team di ricerca ha registrato performance in sostanziale continuità con il passato, grazie all’impegno dei professionisti del Sistema Sanitario Nazionale. Una nota di attenzione deve essere rivolta ai parti cesarei, che, in alcune regioni, tornano a crescere e sottolineano l’esigenza di tenere alta la guardia.
La terza sfida riguarda la qualità dei processi e dell’appropriatezza organizzativa: qui entriamo nella tenuta degli assetti organizzativi e dei processi assistenziali, e ci muoviamo principalmente nella dimensione ospedaliera. Nel complesso, la “risorsa ospedale” regge l’urto pandemico. Basti vedere la tenuta della durata delle degenze mediche e l’ulteriore contrazione di quella dei ricoveri chirurgici. Un unico campanello d’allarme sulle fratture del collo del femore: la proporzione di quelle trattate entro due giorni tende a contrarsi in quasi tutte le Regioni.
La quarta sfida riguarda l’engagement e su questo terreno si gioca la vera partita delle risorse umane del SSR, e si coglie bene l’esigenza di una valorizzazione e di un investimento. La percentuale di assenza cresce in modo significativo nel 2020, in quasi tutte le Regioni del Network, a dimostrazione di un comprensibile affaticamento del personale del Sistema Sanitario Nazionale.
La quinta sfida è quella dell’appropriatezza: il Sistema Sanitario Nazionale riparte e con esso l’esigenza di tenere alta la guardia rispetto al rischio di inappropriatezza. La riduzione delle prestazioni ad alto rischio di inappropriatezza registrata nel 2020 non viene compensata nel 2021 ma si registrano primi segnali di una potenziale ripresa. Basti vedere l’incremento dei DRG LEA Medici (ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza), delle ospedalizzazioni potenzialmente evitabili, di quelle in età pediatrica. Il discorso è analogo sulle prestazioni di diagnostica ad alto rischio di inappropriatezza. Nel 2021 non si raggiungono i livelli pre Covid-19 ma l’incremento è generalizzato. Alcuni ambiti reggono comunque meglio degli altri, è il caso del consumo di antibiotici, che cala in maniera ulteriore, rispetto anche al 2020, sia per una dinamica intrinseca della domanda, sia per azioni mirate al consumo di antibiotici per scongiurare una maggiore diffusione, in particolare in ambito ospedaliero, delle resistenze microbiche.
La sesta e ultima sfida, certo non ultima per importanza, è quella dell’innovazione. La sanità digitale è tra le grandi priorità per il rilancio dei sistemi sanitari, in coerenza con gli indirizzi del PNRR. Centrale per la sua portata è sicuramente la sfida legata all’innovazione digitale,come strumento di miglioramento della qualità delle cure e di governance sanitaria. Innovazione intesa sia nella forma di applicazioni strutturate di soluzioni di telemedicina, ma anche di maggior interoperabilità dei sistemi informativi rivolti alla gestione dei servizi e alla comunicazione con i cittadini. In questo senso, la pandemia da Covid-19 ha accelerato o consolidato processi di transizione, che occorre ora capitalizzare. Per esempio, da parte dei cittadini è cresciuta la sensibilità nella consultazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), sebbene con marcate differenze tra Regioni (ad esempio, la percentuale di cittadini che dichiara di aver utilizzato il FSE negli ultimi 90 giorni va dal 3 al 74 per cento).
“Valorizzare i nostri professionisti e le migliori soluzioni organizzative emerse durante la pandemia, tenere alta la guardia rispetto ai rischi di un ritorno di fenomeni di inappropriatezza e avere il coraggio di accogliere la sfida del cambiamento organizzativo. Sono questi i tre pilastri – sottolinea Sabina Nuti, Rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna – perché il nostro Sistema Sanitario Nazionale possa cogliere appieno le opportunità offerte dal PNRR. I dati presentati venerdì 10 giugno mostrano come si sia aperta una nuova fase per il nostro Sistema Sanitario Nazionale e come soltanto l’aperto e trasparente confronto tra le performance regionali e aziendali possa far emergere quelle differenze su cui dobbiamo concentrare l’attenzione e gli interventi per garantire equità e per ridurre le disuguaglianze”.