Si è appena conclusa con successo la missione in Norvegia del professore Gabriele Materazzi, direttore del Centro clinico endocrinochirurgico dell’Aoup, invitato all’Ospedale universitario di Tromso per far partire, sotto la sua sorveglianza (proctoring), l’attivazione della metodica della tiroidectomia transascellare robotica con il sistema Da Vinci che a Pisa viene eseguita da diversi anni, nel Centro multidisciplinare di Chirurgia robotica (diretto dalla professoressa Franca Melfi) con un’ampia casistica tanto che il Centro – e molti dei professionisti delle varie specialità chirurgiche che vi operano – rappresenta un polo di riferimento europeo anche per il training e la didattica. Pisa è infatti un Epicenter, ossia l’unico centro accreditato per proctoring e osservazione dei casi (case observation) riconosciuto a livello internazionale per la formazione dei chirurghi robotici.

Prima della missione in loco il professor Materazzi, accompagnato in Norvegia dal collega endocrinochirugo Lorenzo Fregoli, aveva già effettuato dei collegamenti di live-surgery dalle sale operatorie del Centro di robotica pisano con l’ospedale di Tromso mostrando in diretta all’èquipe di endocrinochirughi, anestesisti, infermieri e tecnici norvegesi la metodica in tutte le sue fasi. Successivamente il tutoraggio sul posto ha fatto sì che fossero eseguiti in sicurezza, da parte del professor Vegard Brun (nella foto alla consolle, insieme a Materazzi) quattro interventi con ottimi risultati.

La tiroidectomia transascellare robotica è una tecnica chirurgica endoscopica condotta attraverso un’incisione ascellare con l’ausilio del sistema robotico Da Vinci e i vantaggi consistono nella capacità di asportare la tiroide con noduli fino a 5–6 cm senza cicatrici a livello del collo, con eccellenti risultati cosmetici che evitano gli inestetismi della cicatrice sul collo.

Tromso è il primo ospedale norvegese a utilizzare questa metodica per l’asportazione delle ghiandole tiroidee o di parti di esse. Ogni anno lì vengono eseguiti quasi 120 interventi (di cui circa 40 casi di cancro) in cui viene rimossa tutta o parte della ghiandola tiroidea. Brun stima che circa 25-30 di questi potranno essere effettuati con la metodica appresa dai colleghi pisani. Il cancro alla tiroide colpisce quasi 500 persone all’anno in Norvegia (di cui quasi l’80 per cento donne) con prognosi molto buona in termini di sopravvivenza (secondo la Norwegian Cancer Society).

Di seguito il link all’articolo norvegese: https://www.pingvinavisa.no/na-slipper-pasienter-arret-pa-halsen/ – (edm)