“Quello che il Report presenta è la certificazione di quello che sosteniamo, ed è per questo che le istituzioni locali e le rappresentanze dello Stato sul territorio stanno provando a fare la propria parte, con i mezzi che hanno a disposizione. Ma non si può non ribadire che serve un intervento più deciso e incisivo da parte dello Stato, rinforzando la propria presenza sul territorio attraverso una più cospicua dotazione di uomini e mezzi nei propri presidi (e questo lo diciamo da anni a Governi di qualunque colore politico”

Così il sindaco Matteo Biffoni commenta il il quinto Rapporto sui fenomeni corruttivi di criminalità organizzata in Toscana redatto dalla Normale di Pisa, in base al quale Prato si conferma prima in Italia per numero pro-capite di segnalazioni sospette inviate alla Banca d’Italia. ). “È impensabile che i territori, il nostro per primo – prosegue Biffoni – possano risolvere da soli con gli strumenti a disposizione. Anche perché questo è un problema complessivo, oltre che complesso: l’illegalità nuoce all’economia sana di Prato, asse economico portante della Toscana e dell’intero sistema manifatturiero nazionale. L’ultimo protocollo antisfruttamento firmato lo scorso 1 dicembre è uno dei tanti tasselli di una rete di collaborazione tra tutte le istituzioni del nostro territorio che da anni intervengono andando anche oltre le proprie competenze. La sinergia tra Comune di Prato, Procura della Repubblica, Prefettura e forze dell’ordine ha permesso di mettere in atto strumenti efficaci per la lotta allo sfruttamento lavorativo e la tutela dei diritti delle persone, e i controlli per la sicurezza sul lavoro si affiancano spesso a quelli su evasione fiscale e contributiva.

A questo si aggiunge la costante collaborazione con i sindacati, le categorie economiche e gli ordini professionali, che hanno sempre dimostrato con i fatti la volontà di affrontare in modo compatto la lotta a ogni forma di illegalità.

È evidente – conclude il sindaco –  che tutto questo rischia di restare insufficiente se lo Stato centrale non interviene in modo più deciso. Prato ha gli anticorpi per reagire, ma se si vuole andare alla radice del problema, non si può pensare che possa continuare a fare da sola. Noi continuiamo a lavorare, ci mancherebbe, ma sarebbe il momento di avere un supporto maggiore”.