Piantare un albero da dedicare ad un bambino che nasce, ad un caro che non c’è più, ad un amore, ad un animale da compagnia a cui si è particolarmente affezionati.
Al Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli parte il progetto ‘Viale dei legami’, che interesserà i viali del Gombo e delle Aquile Randagie (già viale di Cascine Nuove). Questi lunghi viali sono caratterizzati da filari di pini domestici che creano un effetto di cannocchiale arboreo e sono diventati iconici del paesaggio di San Rossore. Hanno bisogno di costante manutenzione e periodicamente si rende necessario sostituire gli alberi secchi o sradicati dal vento.
Da oggi le persone interessate potranno dedicare la nuova pianta ad un proprio affetto, per ricordarlo ogni volta che torneranno a passeggiare nella Tenuta: basterà versare un contributo di 150 euro, che il Parco userà per l’acquisto di un giovane pino domestico, la messa a dimora e la targa per la dedica, mentre l’Ente contribuirà pagando le spese per le manutenzioni successive. «Si tratta di un’iniziativa che nasce dall’idea di un’appassionata fruitrice del nostro Parco che ringraziamo, un progetto che rinsalda il legame dei frequentatori di San Rossore con il Parco e con la natura, che arricchisce i viali di valore affettivo e che promuove la cultura dell’albero – commenta il Presidente Lorenzo Bani – Il Parco è il polmone verde di un’area metropolitana che va da Viareggio a Livorno passando per Pisa, Vecchiano, Massarosa e San Giuliano, un patrimonio da promuovere coinvolgendo tutti i cittadini». Le persone interessate possono scrivere per informazioni a foreste@sanrossore.toscana.it.
Festa dell’albero e le iniziative in campo – «Il progetto viene lanciato in occasione della festa dell’albero e si tratta di una delle numerose iniziative che l’Ente ha messo in campo per lo sviluppo della dotazione arborea» continua il direttore Riccardo Gaddi. Recentemente il Parco ha aderito alla campagna Mosaico Verde promossa da di AzzeroCo2: le aziende che vogliono compensare le emissioni di anidride carbonica potranno piantare alberi in aree accuratamente scelte, rispettando per la scelta delle essenze i criteri di specificità locale definiti dal Parco. Nelle zone della Bufalina e della Macchia Lucchese è terminato nei mesi scorsi un grande intervento di rimboschimento in 15 ettari di bosco retrodunale: i pini rinsecchiti dal Matsococcus sono stati portati via, un’operazione che ha creato le condizioni per lo sviluppo dei lecci già presenti, e sono stati piantati 3400 nuovi alberi nei punti rimasti più spogli; le piantine sono protette e innaffiate, sono monitorate e, se si rende necessario, vengono sostituite. Dal dicembre 2019 è attiva la app ‘MayDayEarth’ che permette ai cittadini di segnalare spazzatura abbandonata e organizzare campagne di pulizia dedicate: in due anni sono oltre 20 le iniziative riuscite e grazie al sostegno di Giorgio Tesi Group vengono piantati alberi dove c’erano i rifiuti. Infine il Parco è al centro del progetto europeo LIFESySTEMiC che studia come la variabilità genetica delle piante può contribuire a rendere le foreste più forti e resistenti ai cambiamenti climatici.
Le foreste del Parco – «Su 23mila ettari di estensione del Parco, 8.500 sono caratterizzati da grandi foreste: si va dai 3.200 ettari boschi allagati di origine naturale delle zone umide ai 520 ettari di leccete, arbusti e macchia fino ai 4.800 ettari di pinete che sono il frutto dell’intervento secolare dell’uomo» spiega la dottoressa Francesca Logli, responsabile della gestione forestale dell’Ente. Diversi gli approcci da osservare per la cura di queste aree: se le foreste umide devono essere lasciate al loro sviluppo spontaneo, le pinete sono una vera e propria coltivazione dalla fine del ‘700 e hanno bisogno di essere seguite e mantenute, con operazioni che vanno dai tagli per facilitare la rinnovazione naturale ai rimboschimenti. San Rossore, una delle sette Tenute del Parco e l’unica gestita direttamente dall’Ente, conta 1250 ettari di boschi umidi, 100 ettari di leccete e 1440 ettari di pinete, tra cui quella dell’Illatro con piante che arrivano a 130 anni.