Come proteggere i nostri dati personali online. Cosa sappiamo della nostra identità digitale. Il primo ciclo di incontri di Traent, tenutosi ieri all’Internet Festival di Pisa, è stata l’occasione per capire il problema della privacy e il rapporto dell’individuo e il suo alter ego che si muove nel mondo digital. Riflessioni sul confine tra il corpo e la sua estensione digitale, l’Habeas Corpus: 

“E’ un confine normalmente percepito come fisico – spiega Federico D’Annunzio, ceo e fondatore di Traent – Noi, invece, abbiamo introdotto il corpo ‘phygitale’ che poi è il tema scelto dal festival, ovvero la somma del corpo con le sue interazioni digitali. Tutti i dati che scambiamo con il mondo esterno fanno parte del nostro corpo, se vengono utilizzati da chi non è autorizzato a farlo, è un’infrazione dei nostri diritti”. Da qui l’importanza cruciale di proteggere i dati, anche grazie alla tecnologia blockchain, utilizzata per la moneta online

“Per la moneta la quantità di dati è molto contenuta. Nel nostro caso non abbiamo limiti: qualsiasi cosa che entra nella blockchain è come se passasse dal notaio. Così il dato in questione diventa vero, immutabile e verificabile da terzi. E’ possibile notarizzare qualsiasi interazione delle persone, delle aziende e anche della pubblica amministrazione. Si può scegliere quali dati mostrare. Puoi estrarre un dato – conclude D’Annunzio – ma non hai bisogno di rendere noto altro, quelle informazioni cioè che potrebbero mettere in difficoltà la propria impresa, un’organizzazione o un individuo. Applichiamo il concetto della ‘transprivacy’, che consente di scegliere cosa e in che misura rendere trasparente”.

Ad aprire il ciclo di appuntamenti promossi da Traent, il discorso programmatico di Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, che ha parlato anche del Green Pass. “Nella versione che stiamo usando oggi rappresenta probabilmente il miglior punto di compromesso tra il diritto alla salute e quello alla privacy. E pure alla ripartenza progressiva delle aziende. Se lo esibiamo bene a chi ha diritto a verificarlo, riveliamo solo la circostanza di essere in una delle condizioni legittimanti ad avere il Green Pass. Un punto di equilibrio come sempre dovrebbe essere”. Sulla protezione dei dati personali e sensibili Scorza ha spiegato l’importanza anche della consapevolezza. 

“L’educazione e la cultura della privacy sono l’unica arma vincente, capaci di fare la differenza. Perché viviamo immersi – aggiunge – in un contesto nel quale paghiamo servizi spogliandoci di dati. E’ sostenibile vendere o svendere il nostro io in cambio di servizi? Pagare Facebook, Google, Apple, Twitter con i nostri dati personali? Non ci chiedono un euro, ma i nostri dati sì. La propensione a vendere i dati è diversa da persona a persona, anche e soprattutto in relazione a quella che è la condizione socioeconomica. Chi sta meglio preferirà domani pagare qualche euro o dollaro per fruire di un servizio digitale, piuttosto che spogliarsi di un po’ del proprio sé. Un diritto fondamentale come quello alla privacy ha un valore diverso a seconda che si sia ricchi, meno ricchi o addirittura poveri”.

Nel corso di un altro evento Traent si è dibattuto anche del problema delle estorsioni cibernetiche. “Moltissime società non denunciano gli attacchi informatici. Anzi, fanno di tutto per evitare che si sappia perché hanno paura del boomerang reputazionale. Assistiamo quotidianamente aziende che subiscono attacchi informatici con scopi estorsivi. In particolar modo nell’ultimo anno e mezzo”. Lo afferma Stefano Mele, avvocato e academic fellow della cattedra di cybersecurity al dipartimento di studi giuridici della Bocconi.