C’è un tratto preciso lungo il fosso Lavello da dove vengono scaricati rifiuti di ogni genere, plastica, pneumatici, elettrodomestici, mobiletti di legno, bombole del gas, il tutto documentato da sopralluoghi effettuati con cadenza sistematica dai tecnici comunali, decine di fotografie e filmati delle videocamere di sorveglianza. Lo smaltimento costa all’amministrazione di Massa migliaia di euro all’anno oltre ad essere un danno per l’ambiente e le acque. Per individuare puntualmente il tratto interessato negli ultimi mesi l’amministrazione ha monitorato a lungo e con attenzione l’area e verificato il funzionamento delle “panne” installate, ovvero una sorta di barriere di contenimento che trattengono le enormi quantità di detriti e rifiuti impedendo che arrivino al mare con i conseguenti problemi di inquinamento. 

Il sindaco Francesco Persiani esprime grande soddisfazione per l’esito del monitoraggio effettuato dal comune con la collaborazione di Asmiu: “il problema dei rifiuti nel Lavello è di tipo ambientale, sanitario e riguarda anche la pulizia e la qualità delle acque, per cui non era più tollerabile che venissero gettati materiali creando discariche all’interno del fosso. Abbiamo quindi deciso di accertare una volta per tutte la provenienza di tali materiali e quanto, purtroppo, avviene regolarmente lo mostrano e dimostrano le immagini. Ci tengo a ringraziare i dipendenti del settore Ambiente perché hanno eseguito per mesi sopralluoghi e verifiche con grande accuratezza”. 

Fin dal 2019 è stata posizionata una “panna” a pochi metri dalla foce del Lavello, dove insiste un accampamento di roulottes sul territorio di Carrara. La barriera si è rivelata da subito molto efficace trattenendo enormi quantitativi di rifiuti, in media 450 chili smaltiti ogni quindici giorni alternativamente dalle amministrazioni di Massa e di Carrara. Per individuare nello specifico il tratto di provenienza del materiale, lo scorso dicembre è stata installata una seconda barriera sul lato monte del ponte di via Massa-Avenza, al fine di accertare se i rifiuti ritrovati alla panna a valle provenissero dal tratto del fosso che costeggia via Dorsale. Appurato cha alla foce il Comune di Massa ha continuato a provvedere allo svuotamento e ripulitura della panna essendo sempre al limite della capienza, mentre la barriera a monte risultava pressoché pulita, quest’ultima nel mese di febbraio è stata riposizionata ad una settantina di metri a valle del viadotto autostradale, nei pressi del campo nomadi. Ecco che la seconda panna ha iniziato a trattenere i rifiuti, la cui quantità è diventata col passare dei giorni sempre più consistente, mentre la barriera alla foce, dopo l’ultima ripulitura avvenuta a febbraio, ha raccolto solo qualche piccolo rifiuto, per lo più vegetazione e materiali trasportati dalle piogge.

Significa che i rifiuti domestici e gli ingombranti trattenuti dalla barriera antinquinamento vengono gettati nel fosso nel tratto di circa 500 metri compreso tra via Massa Avenza e il ponte autostradale. In quel tratto vi è la presenza, sulla sponda insistente nel Comune di Carrara del campo rom, mentre sulla sponda insistente nel Comune di Massa del depuratore Gaia e di qualche civile abitazione. 

“L’annosa questione del Lavello non era mai stata oggetto prima d’ora di un monitoraggio effettuato attraverso un processo metodologico, in grado di dimostrare oggettivamente la provenienza dei rifiuti”, commenta l’assessore all’Ambiente Paolo Balloni. “L’Amministrazione ha voluto così attivarsi in modo da avere i dati tecnici su cui si fonderanno le successive azioni repressive. Attraverso lo studio, la strategica collocazione delle barriere galleggianti, le relazioni del settore Ambiente e le riprese delle telecamere, possiamo oggi dimostrare provenienza e responsabilità degli inquinanti sversati nel Lavello, ed anche delle problematiche relative ai cattivi odori. Inizia adesso una seconda fase in cui, forti dei dati in nostro possesso, possiamo attivarci per la tutela degli interessi e dell’ambiente massese.”