GROSSETO. Il Comando Provinciale di Grosseto della Guardia di Finanza ha coordinato una complessa attività di polizia economico-finanziaria, realizzata dalla tenenza di Follonica nel settore delle così dette “frodi carosello”. L’indagine ha consentito ai finanzieri di scoprire un vasto giro di compravendite di autovetture usate di provenienza comunitaria.
Le indagini sono state avviate dopo l’apertura di un controllo fiscale nei confronti di un rivenditore di auto maremmano che, per evitare di versare l’Iva sulle auto di importazione di provenienza spagnola, francese e tedesca, si è avvalso di società “cartiere” (ossia, società solo formalmente attive, ma in realtà utilizzate per emissione di mere false fatture).
Le investigazioni, che hanno visto coinvolti anche altri reparti del Corpo in tutta Italia per l’effettuazione di riscontri, hanno riguardato, tra l’altro, il sequestro della documentazione di immatricolazione delle autovetture e la raccolta delle deposizioni di oltre 60 testimoni, tra clienti, fornitori, agenzie di pratiche auto e dipendenti della Motorizzazione Civile. 
Gli accertamenti hanno portato a delineare il quadro delle cosiddette “frodi carosello”: si tratta di artifici societari e contabili tramite i quali, sostanzialmente, sono fittiziamente realizzati passaggi di beni tra diverse società ubicate in Stati della UE, con il fine di evadere le tasse, in particolare l’Iva. Con stratagemmi vari (tra cui, nel caso di specie, la falsificazione dei documenti di immatricolazione), i predetti beni (in questo caso le autovetture) possono essere irregolarmente posti sul mercato a prezzi vantaggiosi, in danno sia dei cittadini (che, in caso di acquisto, potrebbero essere chiamati a rispondere, in solido, di talune violazioni) che dei commercianti ed operatori economici di settore che invece rispettano le norme. 

Nel caso di specie, l’importazione dei veicoli risultava effettuata direttamente da parte del cliente finale dell’autosalone maremmano, anziché dagli operatori che facevano da tramite. Siffatto comportamento ha permesso al rivenditore finale di cedere gli autoveicoli a prezzi molto concorrenziali, in quanto non gravati dall’imposta sul valore aggiunto pari al 22% del prezzo di acquisto.
Le indagini hanno approfondito le movimentazioni di oltre 100 autovetture di provenienza comunitaria, con la scoperta di fatture false per oltre 1 milione di euro ed un’IVA evasa di oltre 200.000 euro. 
Nel corso delle investigazioni sono state denunciate 8 persone a vario titolo coinvolte nelle irregolarità riscontrate. 
Sono in corso di valutazione le posizioni delle decine di acquirenti finali delle autovetture comprate “a buon mercato”, in relazione alla responsabilità solidale cui potranno essere chiamati a rispondere per le imposte indebitamente non versate all’atto dell’immatricolazione delle proprie auto. 

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ultimo aggiornamento: 20-02-2021