Dopo l’impegno per chiedere verità per Giulio Regeni, il Comune di Empoli si schiera in prima linea per la liberazione di Patrick Zaki, aderendo alla campagna di sensibilizzazione dell’associazione InOltre-Alternativa Progressista che prevede l’esposizione di un ritratto di Zaki realizzato con i frammenti della lettera con cui si chiede la sua liberazione al governo egiziano.
L’iniziativa nasce proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda del ricercatore dell’Università di Bologna, ma anche sul problema del non rispetto delle libertà personali e di informazione, che si vive in Egitto.
Nei giorni scorsi, nella hall al primo piano del Palazzo Municipale, è stata esposta la copia dell’istallazione realizzata dall’artista Francesca Grosso.

«In una delle precedenti sedute del Consiglio Comunale è stata approvata all’unanimità da tutte le forze politiche una mozione proposta dal Partito Democratico e da Questa è Empoli – spiega il presidente dell’assemblea Alessio Mantellassi – in cui si aderiva a questa campagna di sensibilizzazione. Un passo che come detto segue l’impegno dell’amministrazione empolese nella questione Regeni. È un piccolo gesto che si affianca anche alla sottoscrizione di una lettera da spedire al carcere di Tora e presso alcune istituzioni italiane ed europee, nonché alle rispettive ambasciate, a cui hanno già aderito diversi europarlamentari, parlamentari, consiglieri regionali ed esponenti dal mondo culturale ed accademico, come richiesto dalla mozione votata».  

Patrick George Zaki è un giovane attivista arrestato il 7 febbraio scorso in Egitto con l’accusa di diffondere notizie false attraverso i suoi canali social, attentare alla sicurezza nazionale e di istigare al rovesciamento del governo e della Costituzione del Paese nordafricano. Patrick George Zaki è ricercatore presso l’Università di Bologna, immatricolato all’Università di Granada nel Master Erasmus Mundus, con una borsa di studio dell’Unione Europea per frequentare il master Gemma (un corso di studio unico in Europa sugli studi di genere) coordinato dall’università spagnola. È stato interrogato circa la sua attività di ricerca a Bologna e le sue iniziative in difesa dei diritti umani, nonché sottoposto a torture e violenze.