Anche se il decreto ancora non c’è, il messaggio del
Governo è chiaro: fino al 13 aprile rimangono tutte le restrizioni.
L’annuncio non è del tutto inaspettato, ma le imprese di Confindustria Toscana Nord hanno
continuato a sperare che il termine inizialmente fissato del 3 aprile
rimanesse valido, almeno per la ripresa delle attività produttive. Dalle parole del ministro della salute, però, non si intravede alcuno spiraglio.
Come abbiamo già evidenziato (vedi qui il comunicato), nel complesso delle tre province di Lucca, Pistoia e Prato lavora – sulla base dei codici Ateco su cui è basata la suddivisione fra aziende autorizzate a lavorare e obbligate a chiudere – il 21% del totale delle imprese manifatturiere, corrispondente al 28% degli addetti. A livello provinciale, a Lucca rientra nei codici Ateco autorizzati a lavorare il 35% del manifatturiero (52% degli addetti); a Pistoia il 25% del manifatturiero (27% degli addetti); a Prato il 13% del manifatturiero (12% degli addetti), mentre sono ancora inferiori, almeno per numero delle imprese, i dati del distretto tessile, che include oltre alla provincia di Prato anche comuni limitrofi del fiorentino e del pistoiese (10% delle imprese con codice Ateco abilitato a lavorare, per il 12% degli addetti).
Alcuni
dei settori maggiormente presenti nel territorio di Confindustria
Toscana Nord sono infatti esclusi in gran parte o totalmente dall’elenco
dei codici Ateco che consentono di lavorare: oltre al tessile anche l’abbigliamento, le calzature, i mezzi di trasporto (inclusi ferrotranviario e nautica), la metallurgia e gran parte delle specializzazioni meccaniche, il lapideo, l’arredamento, la costruzione di edifici.
Confindustria Toscana Nord esprime la massima preoccupazione,
che ha già manifestato e continuerà a manifestare al mondo politico e
istituzionale, per la situazione che si sta determinando nelle aziende.
Un’interruzione così protratta nel tempo segna una rottura difficilmente
superabile nelle relazioni fra le imprese e i loro mercati, con grave
compromissione delle possibilità di ripresa. Pesante è anche la
situazione che si profila dal punto di vista sociale, in considerazione
degli inevitabili riflessi sull’occupazione.
L’associazione
ribadisce la necessità di prevedere prima del 13 aprile una riapertura
delle attività, anche parziale, potenziando le misure di sicurezza e di
distanziamento già imposte prima della chiusura e alle quali le imprese
si erano efficacemente adeguate.Nel
frattempo l’associazione sta lavorando per fornire alle imprese
consulenza su come gestire la situazione; alle istituzioni vengono
evidenziate, proponendo anche possibili percorsi per superarle, le
principali criticità che si stanno abbattendo sul mondo produttivo,
dalla carenza di liquidità alla necessità di posticipo o
di cancellazione di norme come quelle sulla crisi d’impresa, dal
posticipo delle scadenze fiscali alla necessità di coperture speciali
per l’assicurazione del credito commerciale, da un più agile accesso
agli ammortizzatori sociali a strumenti di salvaguardia specifici per le
filiere produttive.
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ultimo aggiornamento: 02-04-2020