“Il bicchiere è davvero mezzo vuoto e il problema è che sta rapidamente finendo” usa la metafora che più gli si addice, Ritano Baragli, vicepresidente Fedagripesca Confcooperative Toscana per spiegare la situazione della viticoltura messa in ginocchio dalla crisi economica derivante da Covid 19.
“Siamo in attesa del peggio – ammette Baragli – e il peggio arriverà quando finiranno anche le poche esportazioni finora rimaste in piedi. E fra poco arriverà il periodo della vendemmia che rischia di trovarci totalmente senza difese economiche per poterla affrontare. Ora, non fra qualche settimana o mese, abbiamo cioè bisogno di ossigeno, liquidità per onorare i nostri impegni e per preparare quelli che ci attendono. Ora o mai più. E’ per questo che gli interventi della Ue, del Governo e della Regione Toscana non possono avere tempi tradizionali. Gli aiuti devono arrivare subito sia con proroghe, sospensioni e dilazioni dei pagamenti sia con credito garantito a lungo e lunghissimo termine con tassi azzerati o quasi”.
“Occorre una iniezione di liquidità nelle aziende e nelle cooperative di produttori – puntualizza Baragli – perché abbiamo come primo obiettivo di portare a casa produzione e poi sperare che non tutto il nostro mercato sia nel frattempo crollato. Perché già ora abbiamo da vendere tanto vino, ma la domanda è in calo e così i prezzi continuano ad abbassarsi e si restringono i margini. E’ come se nel nostro motore arrivasse sempre meno benzina e a costi sempre più alti. Abbiamo e avremo sempre più vino fermo nelle cantine e l’effetto saranno molte svendite che sviliranno il prodotto toscano”.
“Anche per questo – conclude Baragli – servirebbe da parte delle istituzioni un progetto complessivo che aiuti la trasformazione ecologica del nostro sistema produttivo puntando sulla cosiddetta vendemmia verde in cui la produzione diminuisce in quantità ma aumenta in qualità e redditività senza limitarci ai soli vigneti marginali”.