Pitti Uomo n. 97 è stato inaugurato stamani nel Salone dei Cinquecento. Il Sindaco Dario Nardella ha fatto gli onori di casa parlando del tema a cui questa edizione si ispira cioè ambiente e sostenibilità. Nardella ha anche parlato di cosa farà Firenze in attesa dell’edizione n. 100 della manifestazione come il restauro e l’adeguamento della Fortezza da Basso. Inoltre ha prospettato un progetto di unione fra Pitti Immagine e Firenze Fiera, un percorso le cui tappe saranno delineate volta per volta come sempre accade a Firenze.
Nardella ha ricordato anche il “fare squadra” ricordando che i tanti buyers finito Pitti Uomo saliranno sul treno della Moda per trasferirsi a Milano.
Un 2020 che, saranno i numeri a parlare, all’apertura è apparso leggermente sottotono nonostante tanti prestigiosi protagonisti. Un’edizione dove sostenibilità si è trasferita anche nel risparmio delle lettere: da Pitti Uomo a P U.
Il Presidente di Pitti Immagine e Confindustria Moda, Claudio Marenzi ha fatto il punto sul fashion made in Italy in quanto a sostenibilità Ha ribadito che le aziende italiane, come riportano i dati, hanno la filiera più virtuosa. Dall’approvvigionamento delle materie prime passando per la tessitura fino alla conciatura delle pelli.
Un Salone die Cinquecento interessato
anche a quanto ha detto
Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri Ivan Scalfarotto.
Incentivi alle imprese alle aziende che vogliono aumentare il loro tasso di
internazionalizzazione. Ha parlato di capitale umano sognando che un
giorno fare il modellista possa essere “cool”
come fare il cuoco. e dell’importanza del capitale umano e della capacità di
fare tipica degli addetti della moda.
Atteso anche il video messaggio del Principe Carlo d’Inghilterra indirizzato al Sindaco, al Presidente e a tutti i presenti. Il Principe Carlo ha ricordato la sua presenza in Sala Bianca dove aveva incontrato filatori e tessitori italiani e britannici per parlare di sostenibilità della campagna Campaign for Wool. Il principe ha parlato di “causa Comune” tra Pitti Immagine e l’Istituto Britannico