ARPAT presenta il primo quadro analitico completo sulla presenza del tallio nelle acque superficiali e sotterranee del Monte Amiata: concentrazioni inferiori al valore limite, unica eccezione in un punto di prelievo che però non fa parte del sistema idrico locale

ARPAT controlla il sistema idrico dell’area geotermica del Monte Amiata attraverso il monitoraggio di 31 punti di prelievo fra acque sotterranee e superficiali.

Sebbene la normativa preveda la ricerca del tallio solo nell’ambito delle procedure di bonifica, dal 2014, dopo la scoperta di concentrazioni significative di questo metallo nelle acque potabili della zona di Valdicastello Carducci a Pietrasanta (Lucca), il tallio è stato aggiunto all’elenco dei parametri per la determinazione del profilo chimico delle acque monitorate.

Con la ricerca del tallio nelle acque superficiali e sotterranee del Monte Amiata, l’Agenzia intende contribuire allo studio condotto dalla Regione Toscana attraverso l’ARS, denominato INVetta. La verifica delle concentrazioni di tallio presenti nel sistema idrologico del Monte Amiata può infatti fornire ad ARS ulteriori dati che possono indicare o escludere eventuali fonti di contaminazione.

Un’importante ricerca negli archivi dei dati strumentali di laboratorio ha permesso la ricostruzione dei valori di concentrazione di tallio nei campioni a partire dal 2000.

Dall’analisi dei risultati di tutti i campioni si è potuto ricavare che tutte le sorgenti, i piezometri e le acque superficiali hanno riportato concentrazioni di tallio minori di 0,1 µg/l, valori ben inferiori ai 2 µg/l individuati dall’Istituto superiore di sanità come valore limite valido sul territorio nazionale.

Unica eccezione si riscontra in un punto di prelievo nel Comune di Abbadia San Salvatore (SI), dove sono stati regolarmente misurati valori superiori alla soglia limite.

Sebbene questa sorgente non faccia parte del sistema della rete idrica locale e tenuto presente che la sua portata è tendente a zero, si è cercato comunque di dare alcune indicazioni su questa singola anomalia geochimica. Si fa presente in ogni caso che le Autorità Competenti hanno già posizionato cartelli di non potabilità di queste acque per la presenza di altri parametri chimici fuori norma.

Nelle vicinanze del punto di prelievo in questione sono presenti un pozzo esplorativo minerario dal quale fuoriescono gas, quali anidride carbonica, azoto, idrogeno solforato, nonché circolazioni gassose attraverso il terreno; siamo pertanto in presenza di un’anomalia geologica che condiziona chimicamente le rocce vulcaniche presenti, già di per sé particolarmente mineralizzate.

Con buona probabilità, le acque così aggressive hanno di fatto lisciviato rocce contenenti prevalentemente minerali di ferro e mercurio, classiche dell’area in questione. Non è un caso, infatti, che si riscontrino nei suoli analizzati intorno alla sorgente valori di ferro di oltre 10.000 mg/kg e nelle acque di questa sorgente valori spesso superiori ai 200 mg/l.

Si può ipotizzare quindi che, in associazione a minerali di pirite, possa essere presente nel sottosuolo di questa zona specifica anche della pirite tallifera che di fatto rilascia tallio nei terreni e nelle acque circolanti.

Il lavoro di ARPAT rappresenta il primo quadro analitico completo sulla presenza del tallio nelle acque superficiali e sotterranee del Monte Amiata offrendo spunti di ulteriore riflessione ed approfondimento.

Per completare lo stato delle conoscenze, sono state verificate le quantità di tallio presenti nelle emissioni e nelle condense delle centrali geotermoelettriche ubicate sul Monte Amiata. Le determinazioni effettuate evidenziano che le centrali non risultano essere fonti di rilascio significativo in ambiente di questo metallo.

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ultimo aggiornamento: 03-01-2020