Le idrovore del Consorzio tengono a freno il Lago di Massaciuccoli
In
azione da 14 giorni, le pompe resteranno accese fino alla conclusione
del periodo delle piogge. Un fulmine mette fuori uso l’impianto nella
notte, i tecnici di guardia lo fanno ripartire in tempi record. Senza
l’impianto i 230,8 millimetri di pioggia caduta avrebbero causato danni
enormi.
A quindici anni esatti dalla sua inaugurazione (era il novembre del 2004) ancora una volta l’impianto idrovoro della Bufalina si è rivelato uno strumento fondamentale per tenere sotto controllo il Lago di Massaciuccoli. Le quattro idrovore sono in grado di scolmare una quantità di acqua pari a 900.000 metri cubi al giorno e rappresentano una valvola di sfogo del Lago necessaria soprattutto quando l’altro emissario naturale, quello della Burlamacca, resta bloccato dall’altezza del mare.
“Pioggia persistente e livelli del mare sempre alti sono condizioni eccezionali in grado di compromettere il sistema del lago – spiega il Presidente del Consorzio Ismaele Ridolfi – e quando ciò accade solo l’intervento dell’uomo attraverso l’impianto della Bufalina può tenere a freno il Massaciuccoli ed evitare seri problemi ai territori che lo circondano.”
Dal 4 novembre ad oggi solo il pluviometro di Torre del Lago ha registrato 230,8 millimetri di pioggia caduta al suolo. Un valore alto e soprattutto concentrato in quattordici giorni che avrebbe provocato un innalzamento del lago repentino. In tutto questo tempo il mare è sempre rimasto al di sopra del livello del lago, mettendo praticamente fuori uso il Canale Burlamacca dal quale quindi il lago non ha mai scaricato nemmeno una goccia. E’ stata quindi solo l’idrovora della Bufalina, accesa 24 ore al giorno, a tenere a freno il riempimento del lago, evitandogli di raggiungere quote stimate prossime ai 50 centimetri. Livelli pericolosi che possono produrre gravi conseguenze agli argini e a tutti i territori che circondano lo specchio d’acqua. Basti pensare alle zone industriali delle Bocchette, di Montramito e di Vecchiano, agli abitati di Massarosa, Quiesa, Bozzano, Viareggio e Torre del Lago. Un’area vastissima densamente urbanizzata, che in casi come questo rivolge al lago uno sguardo attento e di evidente timore.
Dal 4 novembre la Bufalina è stata accesa e ha scolmato 12 milioni e 600mila metri cubi di acqua, spingendola nel mare. Il lago allora misurava +19 centimetri e nonostante tutta l’acqua che ha ricevuto, che mediamente si calcola sia il doppio di quella che piove al suolo, è salito solo fino a +26 di qualche giorno fa, + 25 oggi.
La gestione della Bufalina non è solo accesa o spenta, così come la gestione del lago non è solo idrovora si o no. Bisogna guardare al sistema del territorio nella sua complessità. Perché l’acqua entra nel lago dalla pioggia ma anche dalle idrovore che drenano i terreni circostanti che altrimenti si allagherebbero. E del sistema fa parte anche tutta l’acqua che viene drenata da Torre del Lago con un secondo impianto, la Fiaschetta.
“La sorveglianza da parte dei nostri tecnici è costante e continuerà fino alla fine del maltempo. Il sistema funziona anche grazie ai calcoli tra immissioni e emissioni e agli interventi repentini che hanno risolto tutte le problematiche che si sono verificate nei giorni scorsi. – Conclude Ridolfi – Ponti intasati, griglie bloccate da materiale galleggiante e solo questa notte un fulmine ha spento i motori, che i tecnici hanno riattivato in meno di mezzora. Continueremo a lavorare fino alla fine delle piogge e comunque fino a quando l’intero bacino mostrerà valori stabili.”