Su segnalazione di un privato cittadino la Guardia Costiera di Marina di Campo è venuta a conoscenza della presenza di un reperto archeologico nelle acque adiacenti Seccheto a circa tre metri di profondità.

Subito i militari hanno provveduto a mettere in sicurezza il manufatto in pietra ed hanno informato la competente Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Pisa e Livorno per accertare la natura del bene recuperato.

L’Autorità Marittima, infatti, effettua una costante attività di controllo e protezione dell’ambiente marino, compreso il prezioso patrimonio archeologico sommerso italiano che è necessario difendere.

 Si tratta di un ceppo di ancora in granito proveniente dalle cave di Seccheto, usate fin dall’epoca romana. I ceppi litici sono in uso già dal periodo arcaico ma la forma del reperto ripropone quella dei cippi di piombo di epoca romana; tuttavia, i resti di un cavo o catena in ferro e l’uso di scalpelli in ferro per la lavorazione del granito, farebbero pensare ad una realizzazione non così antica; la datazione del ceppo d’ancora sarà quindi possibile solo al termine del restauro.

 

Nella giornata di oggi, 4 settembre 2019, l’ancora è stata presa in consegna dai responsabili della Soprintendenza e, con l’ausilio dei mezzi della capitaneria di porto, trasportata fino a Piombino per poi raggiungere la sede di Pisa dove verrà sottoposta alle più opportune procedure di studio e conservazione a cura del “laboratorio di restauro del cantiere delle navi”.

 

Si sottolinea l’importanza del lavoro di equipe per il recupero, trasporto e restauro di un oggetto così pesante e allo stesso tempo delicato che sicuramente potrà fornire nuove informazioni sull’utilizzo delle cave di granito di Seccheto.